“1982: Carlo Maria Martini effettua un sopralluogo ai lavori in corso in Duomo”

Orizzonti di fiducia: un intervento di Martini per il 1° maggio

La sera del 30 aprile 2001, a poco più di un anno dalla fine del suo servizio episcopale a Milano, il card. Martini presiedette, come era avvenuto molte volte negli anni precedenti, una Veglia diocesana per i lavoratori in occasione della Festa del 1° maggio. In quell’anno la Veglia si svolse a Cassinetta di Biandronno (VA), storica sede della Whirlpool, azienda di elettrodomestici.
Riproponiamo qui sotto l’audio e il testo di quell’intervento (qui la versione dattiloscritta). Sono almeno 40 i testi disponibili nel nostro Archivio con interventi di Martini sul tema del lavoro, della dignità e i diritti del lavoratore, oltre ad audio e immagini (cerca nell’Archivio).

ORIZZONTI DI FIDUCIA


I processi in atto

Il Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato ci pone una domanda impegnativa e pungente: come mai, voi che sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, non sapete giudicare questo tempo?
È davvero difficile giudicare il nostro tempo, cogliere quelli che sono chiamati i «segni dei tempi». È difficile comprendere i meccanismi di una società che si definisce sempre più come complessa, globale. La nostra è infatti una società chiamata a confrontarsi con continue innovazioni, in particolare dal punto di vista delle nuove tecnologie e delle conseguenze che ne derivano.
È come se fossimo colti un po’ di sorpresa: si parla di globalizzazione, di new economy, delle conseguenti trasformazioni nel mondo del lavoro. Sono prospettive che sconcertano, di fronte alle quali ci si sente come disarmati e quasi impauriti.
Il nuovo ci giunge improvviso. Obbliga a rivedere criteri, abitudini, sicurezze scontate, stili di vita. Ci sentiamo incapaci di riunire le forze, scopriamo che è molto più facile dividersi che unirsi, pensare a salvare noi stessi piuttosto che a operare con strategie comuni.
La cosiddetta new economy non ci prospetta solo orizzonti nuovi, ma dice l’imprevisto a cui non siamo preparati, l’incerto che fa paura, l’insicuro che scardina alcuni riferimenti garantiti. Il Papa ancora l’altro giorno parlava di una globalizzazione inaccettabile se non viene governata nel senso della solidarietà.
E tuttavia, quando ci si impegna per governare certi processi con intelligenza e responsabilità per renderli a misura d’uomo, si possono aprire pure orizzonti di fiducia.
È nella fiducia che sia possibile governare i processi in atto che noi ci ritroviamo questa sera in un’azienda di grandi proporzioni. E mentre ringraziamo dell’ospitalità in un contesto dove ferve il lavoro quotidiano, avvertiamo insieme un senso di fatica e di insicurezza.
Anche qui il nuovo è rappresentato dalle tecnologie che però si accompagnano alle improvvise ristrutturazioni di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni, ristrutturazioni legate alla competizione internazionale e all’impegno di mantenere alta la produzione.
Il nuovo disorienta e richiede un dialogo sincero e franco tra le parti. Ci rendiamo conto che se, a causa del tumultuoso scenario internazionale, le soluzioni non possono essere elaborate solo dalle aziende, tuttavia debbono esse stesse, in prima persona, preoccuparsi di sviluppare scelte e progetti in cui siano coinvolti tutti. Il diritto al lavoro e alle sue opportunità concrete è un fatto prioritario: per difenderlo debbono mobilitarsi le istituzioni, dal governo alle regioni, alle province e ai comuni, insieme con le imprese e le loro associazioni, con i sindacati, le scuole e le agenzie di formazione e di reinserimento. E certamente anche la comunità cristiana non deve tirarsi indietro. È questo il senso della mia presenza tra voi con tante persone impegnate a difendere il senso cristiano del lavoro.

La dignità della persona umana

La comunità cristiana infatti non esita a riproporre al mondo la sua dottrina sociale che deriva dal Vangelo e ha quale punto cardine la dignità della persona umana. Voglio ricordare in proposito alcune affermazioni riguardanti il lavoro, la famiglia, la casa, la sicurezza, il riposo.
1. Anzitutto va sottolineata l’importanza del lavoro per ogni adulto, in quanto garanzia di autonomia e di sviluppo della persona umana e della sua famiglia, fonte di reddito per una libertà costruttiva. Esso, anche nel quadro di un libero mercato, non può essere visto solo come una variabile dipendente che si può sacrificare a piacimento. Perciò sono importanti interventi concordati con le forze sociali e le istituzioni perché ogni forma di lavoro abbia i giusti riconoscimenti e una solida base di garanzie e di assicurazioni.
2. Il tempo del cambiamento rimette in luce che la grande novità per il lavoro è la «risorsa umana» che va valorizzata e sostenuta. Ma allora vanno pure salvaguardati la famiglia, la casa, la sicurezza nel lavoro, il giusto ritmo tra lavoro e riposo.
La famiglia, luogo per eccellenza di maturazione umana e cristiana, rischia oggi di essere schiacciata da esigenze di lavoro tali da mettere a rischio le sue responsabilità educative.
La casa è bene primario il cui accesso deve essere possibile a tutti, almeno sotto il profilo di un affitto sostenibile rispetto al bilancio familiare.
La sicurezza nelle aziende va sviluppata studiando le cause di troppi incidenti e rimuovendole coraggiosamente.
Il riposo, che ha una funzione di riequilibrio della persona, favorisce l’incontro sociale e religioso e impedisce di fare del lavoro un idolo che appiattisce ogni altro valore.
In tale scenario ampio di umanizzazione del lavoro va ricordata la necessità della formazione, che si profila come un accompagnamento continuo per aggiornare e approfondire le proprie capacità, in armonia con le esigenze del lavoro che ciascuno svolge.
L’accompagnamento sta diventando essenziale. Infatti il continuo rinnovarsi dei processi tecnologici richiede continui aggiornamenti. Occorrono dunque persone che sostengano il periodo di maturazione, accompagnino nel lavoro soprattutto i più giovani, così da costituire nell’azienda rapporti di reciproco aiuto. In questo modo formatori e persone più anziane possono sviluppare e travasare le proprie capacità e le proprie abilità rendendo prezioso il rapporto tra generazioni. In tal senso la legge 68/99 sui disabili rappresenta una valida prospettiva di presenza nel lavoro per le persone in difficoltà.
E tuttavia bisognerà sempre preoccuparsi delle cosiddette «fasce deboli» che, data la complessità e le esigenze del lavoro, rischiano la marginalità, abbandonate a se stesse, alla buona volontà del volontariato o alle incertezze della sorte. La mentalità comune porta facilmente all’esclusione sociale, a non interessarsi di loro, a rassegnarsi all’apparente impossibilità di soluzioni. Ma una società civile deve saper accettare la sfida, per esempio con borse lavoro, corsi di aggiornamento, luoghi riconosciuti e protetti di lavoro temporaneo, dove il primo approccio diventa l’occasione per riprendere un dialogo e immettere di nuovo la persona in un rapporto formativo. Sono troppe le persone (penso in particolare a coloro che escono dal carcere) rassegnate e disorientate, che si disprezzano e cadono in depressione perché non sostenute.
Questi traguardi a favore della dignità della persona sono affidati a noi tutti e in particolare agli stessi lavoratori. So che posso fidarmi di voi e vi ripeto con le parole del Vangelo che abbiamo appena ascoltato: «Cercate voi stessi di capire ciò che è giusto». Siete voi i primi interpreti di uno scenario ampio e complesso. Spetta a voi farvi compagni di viaggio, amici e responsabili dei diritti di ogni persona, soprattutto di chi non vede riconosciuti i propri diritti.

Lo stile della comunità cristiana

Vorrei ora dire una parola a partire dalla II lettura, quella dagli Atti degli apostoli, che descrive lo stile della comunità cristiana. Mi rivolgo quindi ai credenti in Cristo, a coloro che gioiscono della Pasqua del Signore.
I discepoli di Gesù avevano capito quanto fosse importante la testimonianza dell’unità e dell’attenzione ai bisogni della gente. Erano un gruppo di persone semplici, affiatate, generose e trasparenti nei propri comportamenti, desiderose di parlare e di vivere come Gesù. La gente si accorgeva di questo e li cercava poiché dal loro comportamento scaturivano scelte e gesti di consolazione e di speranza. Essi non si esibivano per reclamizzare un prodotto: semplicemente vivevano la propria fede e la gente attorno dava fiducia, li cercava, soprattutto i malati, le persone sole, coloro che avevano bisogno ed erano disperati.
Era chiaro che in tale comunità non c’erano disparità di trattamento, che essi avrebbero sconfitto il male nel cuore e nel corpo.
Il mondo del lavoro ha anch’esso bisogno di grande unità, di grandi progetti, di grande rispetto e di grande amicizia. Ha bisogno di superare le tentazioni delle conquiste solitarie, legate ai poteri e alle lobbies, ha bisogno di confrontarsi, di ricercare strumenti di coordinamento per risolvere i drammi delle solitudini, della disoccupazione, dell’insicurezza. È stato sempre vanto del mondo del lavoro operare per la solidarietà, a partire da una riflessione comune.
Per questo vi ricordo in conclusione quello che ho detto nella veglia del lavoro a Molteno qualche anno fa: bisogna che nelle aziende e tra i lavoratori ci si incontri pure come credenti, per riflettere e rimotivare le proprie scelte e la propria testimonianza, discutendo con ampi orizzonti, convocando persone competenti e in grado di aiutarci a interpretare il terzo millennio.
Per cominciare, basterebbero due o tre lavoratori che decidessero di rendere pubblica una loro riunione a determinate scadenze, per impostare riflessioni, verifiche, attenzioni sul proprio mondo del lavoro, con sensibilità di fedeli cristiani. Di tali esempi ce ne sono già tanti, ringraziando il Signore, e voi ne siete testimoni. Se tali cellule si moltiplicano,potremmo contribuire a creare una mentalità coraggiosamente alternativa. L’alternativa è tra l’ingovernabilità e la globalizzazione dei profitti dei più forti o la capacità di governare i processi, così da lavorare, come ha più volte chiesto il Papa, per una globalizzazione della solidarietà.
Affidiamo i nostri propositi alla grazia dello Spirito santo e all’intercessione della Madre del Signore, che veglia su di noi alla vigilia del mese a lei consacrato. La pregheremo anche per la pace nella terra del Signore e per la solidarietà tra le genti. Il Signore ci doni, per intercessione di Maria, di non perdere mai di vista questi traguardi alti della dignità umana e di rimetterci ogni giorno a servirli con rinnovato impegno e rinnovata speranza.

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