Maria Teresa Sarti e Antonio Prattella

Comunità FamiliareIstituto Buon Pastore – Milano


Il bacio

 

Le due auto davanti alla nostra stavano girando a destra, proprio nella via dove il navigatore indicava la nostra destinazione.
“Mi sa che non saremo gli unici…”
Ma dal parcheggio, in realtà, le persone si avviavano piuttosto verso la chiesa, mentre noi dovevamo andare nell’edificio più in là ed entrare da un ingresso secondario.“Secondo te, devo dire don Damiano o padre Damiano?”.
“Di’ padre, che comunque non sbagli”.
Che dovesse chiedere lei, era scontato.
Spiegammo al portiere che avevamo l’appuntamento alle undici.
Lui alzò la testa, per guardare l’orologio a muro e anche noi lo seguimmo.
“Sì, siamo un po’ in anticipo…”. Erano le dieci.
Ebbe compassione: “Al quarto piano. In cappella. C’è la messa alle undici meno un quarto”.
Presi i fiori dalla macchina.
Poi l’ascensore al quarto piano, poi invece al terzo.
Dovete andare in fondo al corridoio.

Verso di noi, controluce, la sagoma di un anziano sulla sedia a rotelle, trainata da un’altra sagoma.
Mi stavo quasi facendo da parte, per farli passare, ma a metà del corridoio, mi accorsi che era lui. Era parecchio più magro di quanto lo ricordassi.
Le gambe troppo alte per la sedia, un cardigan blu con un crocifisso sul petto, i pantaloni di panno e le scarpe alla caviglia di cuoio morbido nero, che avrei visto normali addosso a un graffitaro. E poi la gamba sinistra, che tremava vistosamente.
Ci porse la mano da anziano liscia e pallida.
Maria Teresa gli baciò l’anello e anch’io lo feci, impacciato com’ero coi fiori in mano.
“Sono le persone che dovevano venire a trovarla” disse la donna, che lo spingeva.
Lui le sussurrò qualcosa, perché riusciva a parlare a stento.
“Si scusa perché non ha voce…”
“Ma non…”. Non era il caso.
“Salite pure al quarto piano. Vi saluterà meglio di sopra” ed entrò nell’ascensore.
Io e Maria Teresa ci guardammo, senza dire nulla.

Prima della messa, dentro la cappella, in due lo aiutarono ad alzarsi dalla sedia a rotelle. Poi si alzò ancora. Poi ancora. Era altissimo e dritto. Ieratico nella sua statura fisica e in quella morale.
Si mise la stola. E tutti i fedeli la misero, o perlomeno tutti i fedeli che erano anche preti cioè quasi tutti che alla consacrazione fu un coro a cui solo in pochi non partecipammo.
Erano tutti ospiti nella casa di riposo, vestiti come gli anziani nelle case di riposo, con gli ausili per la deambulazione, come gli anziani nelle case di riposo.
Presi il pane che non prendevo da molti mesi e anche il vino, che non prendevo da qualche anno, forse dal battesimo della bambina.
Finì con la benedizione impartita dal Cardinale a gesti, a parole dall’officiante.
Molto lentamente aspettavo che gli anziani uscissero e, da dietro, la donna che aveva intonato i canti durante la messa, per sollecitare: “Avanti! avanti popolo, alla…”. Si fermò. Ma forse avrebbe potuto cantarla tutta, perché nessuno ci avrebbe badato.
La signora che spingeva la sedia a rotelle ci disse di scendere al piano di sotto.
Lungo il corridoio, fuori dalle porte, le targhette indicavano il nome degli ospiti presenti nelle stanze. Erano tutti padre. E c’era anche padre Damiano: infatti, non avevamo sbagliato. (Padre Damiano era il suo segretario.)
Padre Carlo Maria Martini.

Entrammo.
“Di solito diciamo la messa da soli, ma oggi padre Damiano non sta bene. Ci spiace…”
“Non… Sì, avevamo sentito delle gastroenteriti… Ci mancherebbe altro. È un regalo essere qui…”
Continuava a fissarci tutto il tempo con i suoi occhi azzurri, mentre gli parlavamo.
Ci impartì la benedizione e Maria Teresa lo baciò e si commosse.
Avevo il groppo in gola. Gli baciai l’anello.
Quando sollevai la testa, continuò a tenermi la mano. Capii che dovevo avvicinarmi e accostai l’orecchio per sentire quel che voleva dirmi.
Sentii le sue labbra che si erano avvicinate tra di loro e insieme si schiudevano sulla mia guancia. Delicate.
Il Gigante in carrozzella, mi aveva chiesto di abbassarmi perché voleva baciarmi. Scoppiai a singhiozzare come un bambino. “Mi scusi…”.
Forse anche la donna della sedia a rotelle si era commossa. La salutammo.

Uscì Maria Teresa per prima e poi anch’io e badai a non girarmi mai di spalle. Feci un ultimo cenno con la mano.
Ritornammo a casa. Fu una mezz’ora di strada, che passò senza che riuscissimo ad aprir bocca.

 

6 gennaio 2012
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