È morta mercoledì 1° aprile suor Germana Iannaccone, per anni preziosa e instancabile collaboratrice del cardinale Carlo Maria Martini.
Nata a Lodi il 18 agosto 1933, laureata in legge, filosofia e scienze politiche, Germana entrò al Carmelo di Verona all’età di trent’anni. Dopo avere anche ricoperto l’incarico di priora a Piacenza, nel 1976 decise di lasciare la comunità e – con il consenso della Congregazione dei religiosi – nel 1984 ottenne di commutare i voti solenni carmelitani in voti di vita eremitica. Dal 1977 suor Germana viveva a Milano in una Comunità di vita contemplativa, a cui aveva dato vita. Le prime sorelle della Comunità avevano ricevuto la consacrazione nell’Ordo virginum ambrosiano dal cardinal Martini e costituiscono ora un’associazione di consacrate che ha preso il nome – indicato dallo stesso Martini – di “Comunità del silenzio di Maria”.
La conoscenza tra la religiosa e Martini avvenne nei primi anni ’60, gli anni in cui, dopo la sua conversione, frequentava gli incontri di formazione biblica a Lodi, dove venne invitato come relatore anche lo studioso gesuita. Come priora a Piacenza, Germana parlò di Martini anche all’allora vescovo, mons. Enrico Manfredini, suggerendolo come predicatore di esercizi. E quando questi lo invitò in effetti a tenere gli Esercizi spirituali ai vescovi dell’Emilia Romagna nel 1974, prese corpo un’idea che si sarebbe poi ripetuta molte volte: suor Germana sbobinò quelle meditazioni che, poi pubblicate dal Centro ignaziano di spiritualità e in seguito da Borla, diventarono un “classico” martiniano: L’itinerario spirituale dei dodici.
Un’altra sbobinatura di quegli anni, curata da suor Germana e da altre monache, è relativa agli Esercizi tenuti da Martini proprio nel Carmelo di Piacenza. Quei testi sono stati ritrovati e pubblicati solo nel 2016 da Piemme, divenendo presto uno dei libri più venduti nell’editoria religiosa: Il sole dentro.
La collaborazione e l’amicizia con Martini continuarono anche quando suor Germana si trasferì a Milano. Secondo quanto raccontato dalla stessa religiosa, già prima del 29 dicembre 1979, quando venne resa pubblica la nomina ad arcivescovo di Milano, il gesuita aveva chiesto a suor Germana di pregare molto per una cosa che gli stava succedendo, e la prima persona che lui avvisò, quando fu sciolto il segreto, fu proprio la religiosa.
All’inizio dell’episcopato Martini incontrava suor Germana ogni sabato in Curia per un pomeriggio di ritiro che l’arcivescovo aveva stabilito di fare insieme ai suoi segretari. Aiutata dalla sua comunità, cominciò qualche lavoro di sbobinatura per lui e per il vicario generale, mons. Corti. Da allora il lavoro di suor Germana assunse proporzioni di grande impegno. La religiosa lo viveva con una dedizione straordinaria. Certamente senza il suo impegno non ci sarebbe stata tutta la produzione editoriale del Cardinale, a cui si deve anche la sua influenza spirituale a livello internazionale.
La collaborazione di suor Germana riguardava poi anche la gestione della ricchissima corrispondenza che il Cardinale riceveva da tutto il mondo e la preparazione di alcuni interventi o messaggi.
Quando Martini terminò il suo episcopato a Milano e si trasferì a Gerusalemme, chiese a suor Germana, accompagnata da due sorelle, di seguirlo. Quasi contemporaneamente all’aggravarsi della malattia del Cardinale (morbo di Parkinson), suor Germana manifestò i sintomi dell’Alzheimer. Rientrata in Italia, dovette poi essere ricoverata in una RSA. Martini, finché la salute glielo consentì, le fece visita puntualmente ogni giovedì mattina. Dopo la morte del Cardinale (2012), suor Germana ha perso progressivamente le facoltà cognitive fino al decesso, avvenuto nell’ambito dell’epidemia di Covid-19, anche se non diagnosticato.
Riportiamo di seguito quattro testimonianze su suor Germana Iannaccone. Si tratta dei testi del professor Riccardo Salvini e del biblista don Roberto Vignolo e di una poesia composta dal professor Pietro Sarzana, tutti legati alla religiosa da amicizia di antica data; segue un ricordo della giornalista Silvia Giacomoni contenuto in un passaggio della videointervista realizzata dalla Fondazione Martini nel 2016.
Testimonianza del prof. Riccardo Salvini
Per il poco che conosco della vita e delle opere di Santa Teresa di Gesù e per il tanto di confidenze spirituali che ho ricevuto da suor Germana nel corso dei nostri colloqui, credo di non sbagliarmi se dico che la personalità di Teresa d’Avila ben le si addiceva. In ogni caso più che una somiglianza di carattere era il fatto che suor Germana aveva fatto del teresiano “Dio solo basta” il fondamento della sua vita, il cuore della sua spiritualità, oltre che l’anima della nostra amicizia.
Si è trattato di una amicizia di lungo corso (60 anni) mai interrotta, anche nei momenti di complicate vicissitudini che hanno attraversato la vita di entrambi. Oltretutto al tavolo di questa amicizia avevano anche preso posto illustri compagni di cammino (mi si scusi se li chiamo così).
Ne vorrei citare solo tre: don Luigi Fioretti, parroco di San Lorenzo in Lodi e per anni guida spirituale di entrambi; Hans Urs Von Balthasar, da lei incontrato più volte e da me solo conosciuto attraverso i suoi scritti; S.E. Carlo Maria Martini, da me conosciuto nell’agosto del 1972 durante un corso di esercizi che segnò l’inizio del mio rapporto di filialità spirituale con lui, e che a suor Germana, una volta nominato vescovo di Milano, chiese di affiancarglisi, ottenendo come risposta un impegno di straordinarie proporzioni.
Può forse apparire strano che nel corso della nostra amicizia e dei nostri colloqui il discorso alla fine cadesse su una espressione cara ad entrambi: “solo verso il più solo”, dove questo più solo per noi era il Figlio, abbandonato dal Padre, nel momento in cui sulla croce rende lo spirito. A quel punto mi permettevo di trasformare il teresiano “Dio solo basta” cosi: Dio solo in Cristo Gesù, con l’aggiunta, nel mondo. Un’aggiunta legata anche alla mia vocazione di secolarità consacrata. Al riguardo suor Germana fu felicissima di sapere che alla scuola di Giuseppe Lazzati ero entrato nell’Istituto secolare Cristo Re. Tant’è che al momento della mia Professione (26 ottobre 1969) dal carmelo di Vicenza lei mi fece pervenire un’immagine sul cui retro, di suo pugno aveva scritto: fede ed amore ci condurranno per sentieri sconosciuti, sino al nascondiglio di Dio.
Ho sempre immaginato che per lei questo nascondiglio di Dio fosse diventato il suo io, inabissatosi a causa dell’Alzheimer ed entro il quale però (io la penso così) non aveva mai cessato di vivere quel “Dio solo basta” che aveva segnato l’incipit della sua vocazione carmelitana. Ora quel “basta” si è trasformato in un abbraccio eterno nel Dio trinità.
Testimonianza di don Roberto Vignolo
Ritengo che il costante e generoso servizio di suor Germana al Cardinale sia stato una grazia singolare per entrambi – oserei dire proprio su misura e in proporzione alla vocazione e al carisma davvero singolari che il Signore assegnava ad entrambi, per il bene della sua Chiesa.
Il Cardinal Martini, infatti – cui non mancavano certo valenti collaboratori – aveva bisogno di una mano destra femminile, empatica quanto ferma, fedele e intelligente, da cui «lasciarsi scrivere», capace di riprodurre e interpretare fedelmente le sue molteplici predicazioni, che nemmeno rivedeva. Una volta che fossero state rielaborate da lei, potevano tranquillamente essere editate.
E, a propria volta, suor Germana, ritrovandosi a servizio di tanta genialità cristiana, poteva trovare in Ecclesia un punto di riferimento pacificante quanto stimolante per il suo spirito di fede sempre ardito e generoso.
Mi colpisce che suor Germana si sia aggravata prima del Cardinale, dovendo rinunciare per esiguità di forze a quel suo servizio, cui dedicava corpo e anima – una rinuncia che deve esserle costata tantissimo, una penultima sofferenza delle tante da lei patite lungo tutta la sua vita. E altrettanto che gli sia sopravvissuta per oltre sette lunghi anni, dal 31 agosto 2012 fino a ieri, 1° aprile 2020.
Che misteri! Solo il Signore ne custodisce lo spessore – quel sovrappiù di gloria rispetto alla sofferenza, che un giorno ci sarà rivelata (Rm 8,18s).
Per suor Germana
(di Pietro Sarzana)
Germana, mia sorella, madre, amica
nel tacere discreto, nelle lunghe
pacate tue parole al mio domani:
dietro la trama del lontano incontro
rimane il tuo sorriso arioso,
l’intuizione, l’affetto inconsueto
del tuo vivere immobile,
del tuo fascino attonito e sereno.
Germana, mio passato, eterna immagine
dell’amore divino in me, non chiudere
la breccia del tuo eremo,
la trama di pensieri in noi,
lontani ormai, sempre fratelli.
Germana.