LA CATTEDRA DEI NON CREDENTI
UNA PROPOSTA INSOLITA
Non solo ascoltare i non credenti o dialogare con loro, ma metterli “in cattedra” (espressione che, usata da un arcivescovo, assumeva un significato molto particolare), per farsi interrogare da loro e dalla dinamica generata dal confronto: questa l’intuizione fondamentale alla base di una proposta che Martini stesso, nella serata inaugurale del 17 novembre 1987, definì “abbastanza insolita” e “un po’ provocatoria”. Non si trattava di una classica conferenza dal movimento unilaterale, con un insegnamento da parte di chi era “in cattedra” e un ascolto passivo da parte dei presenti (arcivescovo compreso). Al contrario l’elemento dialogico era cruciale, sia nello svolgimento di ogni incontro (in cui Martini introduceva e interagiva) sia, a livello più profondo, nella dinamica interiore messa in moto nei partecipanti. Si trattava, come spiegò Martini stesso all’inizio del percorso, di «un’esercitazione dello spirito, quasi seminario di una ricerca su di sé, sulle ragioni del credere o del non credere, cioè sulle ragioni di quelle cose che per tanti di noi sono decisive, riguardano l’orientamento globale della vita».
1993, VII edizione: il Cardinale con Shoten Minegishi
Ascolta l’audio originale di questo passaggio.
L’IDEA E LO STILE
Secondo ciò che ha riferito lo stesso Carlo Maria Martini, l’idea originaria delle Cattedre dei non credenti non fu sua ma di un sacerdote suo collaboratore. Fu il cappellano di San Vittore, don Luigi Melesi, in un colloquio con l’arcivescovo, a suggerire questa modalità. Qui il brano della videointervista in cui Melesi racconta l’episodio.
Leggi l’articolo completo
ALLE RADICI DEL DIALOGO
Nella sua Prefazione al primo volume dell’Opera Omnia, edita da Bompiani, dedicato alle Cattedre dei non credenti, papa Francesco ha spiegato come questa esperienza sia stata «l’esempio di maggiore risonanza anche internazionale» dello stile pastorale e di dialogo di Martini.
«L’iniziativa nacque dalla convinzione che tutti, credenti e non credenti, siamo alla ricerca della verità e non possiamo dare nulla per scontato. Ogni credente porta in sé la minaccia della non credenza e ogni non credente porta in sé il germe della fede: il punto d’incontro è la disponibilità a riflettere sulle domande che tutti ci accomunano. Martini stesso non ha mai smesso di essere un cristiano che si interrogava con onestà sulla propria fede, nella consapevolezza che questo non ostacolava, ma anzi rafforzava, il suo ministero di vescovo chiamato a pascere il gregge a lui affidato. In questo senso ha incarnato magistralmente il famoso motto di Agostino: “Vobis enim sum episcopus, vobiscum sum christianus” (per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano, Sermo 340,1). Il cardinale aveva intuito la fecondità del contributo che le comunità cristiane possono dare alla società civile oggi se compiono questo sforzo di mediazione sul piano etico e antropologico: i principi della fede, lungi dal trasformarsi in motivo di conflitto e di contrapposizione all’interno della convivenza civile, possono e devono risultare vivibili e appetibili anche per gli altri, nel maggior consenso e concordia possibili e motivare in profondità l’impegno per la giustizia e per la solidarietà».
Roma, 30 agosto 2013 Udienza di Papa Francesco ai componenti della Fondazione Carlo Maria Martini.
LA PREPARAZIONE E LO SVOLGIMENTO
GLI OSPITI E I TEMI
Alla Cattedra dei non credenti intervennero una quarantina di intellettuali, con una certa prevalenza di filosofi (dai già citati Sini, Cacciari e Natoli a René Girard e Giulio Giorello), ma non mancarono uomini e donne del mondo dello spettacolo e delle arti, come Ermanno Olmi, Liliana Cosi, Carlo Maria Giulini, né teologi come Pierangelo Sequeri, Raniero Cantalamessa, Enzo Bianchi e Bruno Forte; e sulla “Cattedra” Martini volle far salire anche psicologi, politici, scrittori. A fianco il prospetto completo con date, titoli, ospiti e luoghi degli incontri.
TRA ENTUSIASMI, CRITICHE ED EREDITA’
La proposta di Martini suscitò da subito l’interesse dei giornali, anche quelli di ispirazione laica. Di seguito è possibile leggere come Marco Garzonio, del Corriere della Sera, e Silvia Giacomoni, di Repubblica, due giornalisti che nel tempo ebbero modo di conoscere molto bene il cardinal Martini, presentarono l’iniziativa: l’articolo del Corriere fu pubblicato pochi giorni dopo il primo incontro, quello di Repubblica si riferisce all’edizione del 1991.
L’iniziativa martiniana non fu indenne da critiche e polemiche: vi era chi metteva in discussione l’ortodossia dell’esperimento. Guido Formigoni, autore dell’Introduzione al volume dell’Opera Omnia dedicato alle Cattedre, ricorda alcuni casi: «Suonò piuttosto forzata in questa logica la polemica di un confratello vescovo, mons. Sandro Maggiolini, che nel 2001 – senza peraltro avere il coraggio di citare direttamente l’esperienza avviata da Martini – se la prendeva con coloro che offrivano cattedra, pulpito, microfono e penna a maestri pescati “tra i mangiapreti, i filosofi in crisi che si crogiolano e sguazzano nel dubbio, gli atei: estranei e contrari alla fede, comunque”. Si sarebbe trattato di “non credenti di professione”. Alcune altre osservazioni furono più articolate e stimolarono qualche approfondimento. Nel gennaio del 1997, ad esempio, Sergio Zavoli aveva posto a Martini in un dialogo questo problema: “alla sua Cattedra dei non credenti si fanno tanti bei discorsi, ma nessuno si converte. Il miracolo della conversione non avviene più. Perché?”. Al che Martini obiettava che senza pubblicità, poteva dare testimonianza di “cammini di purificazione, di chiarezze raggiunte, di cammini di riconciliazione con sé stessi”». È lo stesso Formigoni a ricordare poi il «piccolo ma interessante spaccato» costituito dalle «molte lettere che Martini riceveva dagli ascoltatori delle diverse sessioni della Cattedra, che egli leggeva sempre con attenzione e talvolta riprendeva anche pubblicamente, quando qualche spunto gli sembrava proponibile come domanda o riflessione generale». Lo storico ricorda infine «che lo stesso papa Giovanni Paolo II nel 2002 inviò al cardinale Martini un affettuoso messaggio pubblico, in occasione del cinquantesimo di sacerdozio, in cui si citava anche l’iniziativa della Cattedra, “che resterà celebre anche fuori dai confini della diocesi di Milano”». Fu comunque lo stesso Martini, nell’introdurre la quinta edizione della Cattedra, nel 1991, a rassicurare tutti esplicitando con chiarezza quello che considerava un riferimento basilare del cammino, ovvero una riflessione di Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Gli sviluppi del metodo martiniano sono stati comunque molteplici. Merita certamente una citazione l’esperienza del Cortile dei Gentili, promossa dal Pontificio Consiglio per la cultura nel 2011, sotto ispirazione del card. Gianfranco Ravasi e a seguito di una sollecitazione di papa Benedetto XVI. Inoltre, come ricorda ancora Formigoni, «non si può mancare di riferirsi alla nuova urgenza con cui papa Francesco, dopo l’elezione al soglio pontificio del 2013 ha rilanciato la tematica», sia nella Evangelii Gaudium sia nella Laudato Si’, sia in generale in tante scelte e dichiarazioni.