Antropocene: si o no?
1. La definizione di “antropocene”
Dall’enciclopedia Treccani: “Si intende per Antropocene l’epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all’aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell’atmosfera. Da molti anni geologi, esperti in stratigrafia, scienziati, climatologi, discutono su quale sia la data in cui l’Olocene, iniziato 11 mila anni fa, si sia concluso. Il termine Antropocene venne coniato già nel 2000 dal chimico olandese premio Nobel Paul Crutzen”.
In breve, con antropocene si intende l’epoca geologica in cui l’influenza antropica – dell’uomo e delle sue attività – è superiore a qualunque altro fattore ambientale.
2. Gli effetti dell’antropocene sull’ecosistema
Leggiamo un brano dal libro Planet Book a cura di Telmo Pievani.
“La specie Homo sapiens ha comportato dei cambiamenti negli equilibri eco sistemici sin dalla sua apparizione, benché all’inizio questi cambiamenti siano stati poco impattanti sulla Terra. Nei secoli, però, si sono succedute alcune accelerazioni con peculiari caratteristiche rilevabili nei depositi geologici. La crisi climatica ha effetti estremamente negativi sugli ecosistemi, li impoverisce, e questo incide sulle nostre condizioni sociali ed economiche. Ovviamente a pagare il prezzo più alto sono i Paesi più poveri, quelli delle zone tropicali ed equatoriali. La crisi ambientale quindi ha anche forti implicazioni di ingiustizia sociale: aumentano disuguaglianze, tensioni, conflitti, flussi migratori legati a povertà, guerre e carestie, legate a loro volta alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Una delle caratteristiche di questa era è la distruzione della biodiversità, i cui dati sono drammatici: si parla di una riduzione superiore al 30% delle specie viventi, legata direttamente o indirettamente all’azione dell’uomo; il che significa che una sola specie, quella umana, ha annientato in pratica un terzo di tutte le altre specie vissute sulla Terra. Quando poi parliamo di “specie viventi”, non ci riferiamo solo a quelle animali, ma anche alla drammatica scomparsa delle piante.
Nelle acque dolci, quindi nei fiumi e nei laghi, la perdita di biodiversità nell’ultimo mezzo secolo si aggira intorno all’80%. Qualcosa che a livello evolutivo non è mai successo nella storia, neppure al tempo dell’impatto degli asteroidi sulla Terra o delle grandi eruzioni vulcaniche. Siamo oltre qualsiasi capacità rigenerativa da parte della natura, e il problema è che se “muore” la biodiversità moriamo anche noi”.
Planet Book, a cura di Telmo Pievani, ed. Contrasto, 2020
ATTIVITÀ DI ASCOLTO
Prova a proporre agli studenti l’ascolto autonomo del podcast “Tutta l’umanità ne parla” a proposito del tema “Tutto è vita” con un’intervista impossibile a Charles Darwin e Rachel Carson.