Connessioni e complessità Antropocene: sì o no?
Crisi, ma cosa significa? Il rapporto uomo/tecnica
Il tempo Conversione intellettuale ed etica
Compito finale

Connessioni e complessità

1. Proviamo a capire di che cosa si tratta

L’interdipendenza

Leggiamo un testo dalla Laudato si’, lettera enciclica di Papa Francesco: “Dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune”.

Papa Francesco, Laudato si’, 164

ATTIVITÀ

Scienze/geostoria: con la guida dell’insegnante, cercate un caso di filiera presente nel vostro territorio che manifesti interdipendenza fra i fattori che la compongono, realizzate una breve presentazione multimediale e/o un’intervista agli attori di questo processo e poi rispondete a queste due domande:

  • Le tecniche di produzione della filiera individuata sono sostenibili?
  • In base a quali saperi o parametri hai risposto alla domanda precedente?

Suggerimenti per la valutazione: ricerca, analisi critica. Si propone di valutare l’elaborato, tramite l’osservazione delle diverse fasi di realizzazione.

Un sapere sbriciolato

Leggiamo un testo del filosofo Mauro Cerutti a proposito della lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco: “Viviamo in un’era desertica del pensiero, che non riesce a concepire la complessità della condizione umana nell’età globale, e in particolare la complessità della crisi ecologica. È infatti un pensiero sbriciolato in tanti frammenti, che non riesce a vedere i rapporti fra le molte dimensioni della nostra crisi: economica, politica, sociale, culturale, morale, spirituale…”

Mauro Ceruti, Sulla stessa barca, Edizioni Qiqajon, Magnano (BI) 2020, p. 7

ATTIVITÀ

Storia: cerca sui mezzi di informazione alcune notizie raccontate in modo parziale (ad es. un caso di cronaca), cioè senza mostrare i rapporti fra le molteplici dimensioni della crisi citate dall’Autore del brano (dimensione economica, politica, sociale, culturale, morale, spirituale…) e rispondi alla domanda:

  • Cosa manca in questo articolo?

Dopo aver individuato l’aspetto/i mancante/i, prova a riscrivere l’articolo inserendo ciò che ritieni assente.

Suggerimenti per la valutazione: ricerca, lettura critica, produzione del testo

Ulteriore materiale di approfondimento:

2. Definizione di complessità

Leggiamo due testi di Edgar Morin.

 Che cos’è e quando c’è “complessità”  

La sfida della globalità è dunque nello stesso tempo sfida della complessità. In effetti c’è complessità quando sono inseparabili le differenti componenti che costituiscono un tutto (come quella economica, quella politica, quella sociologica, quella psicologica, quella affettiva e quella simbolica) e quando c’è un tessuto interdipendente, interattivo, e inter-retroattivo fra le parti e il tutto e fra il tutto e le parti. 

Edgar Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina, Milano, 1999 

 

La complessità dell’uomo 

“Dobbiamo anche riconoscere la complessità umana: l’umano è trinitario, individuo-specie-società, e questi tre termini inseparabili sono produttori l’uno dell’altro in un anello ricorsivo e si trovano inclusi l’uno nell’altro: così l’individuo non è solo una piccola parte della sua società; il tutto della sua società è presente in lui nel linguaggio e nella cultura. Un individuo non è solo una piccola parte della specie umana. Il tutto della specie è presente in lui tramite il suo patrimonio genetico, in ogni cellula, ed è presente anche nella sua mente che dipende dal funzionamento del cervello. 

L’essere umano è allo stesso tempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale e storico. Questa unità complessa della natura umana è completamente disintegrata nell’insegnamento disciplinare, ed è divenuto impossibile apprendere ciò che significa essere umano. Bisogna restaurarla, in modo che ognuno, ovunque sia, prenda coscienza e abbia conoscenza della sua identità singolare e nello stesso tempo della sua identità comune a tutti gli altri uomini. […] 

Si tratta di indicare come è possibile, a partire dalle discipline attuali, riconoscere l’unità e la complessità umana riunendo e organizzando conoscenze disperse nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia, e mostrare il legame indissolubile fra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano”. 

Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina, Milano, 2015, pp. 91-92.

ATTIVITÀ

Tutte le discipline. Lavoro a gruppi e confronto finale:

  • Alla luce di quanto appena letto, riflettete sulla connessione e interdipendenza fra singolo individuo, società e specie.
  • Siete in grado di spiegare che cosa intende Morin per complessità umana?
  • Nel tuo percorso di studi ti è mai capitato di svolgere approfondimenti interdisciplinari? Se sì, cosa ne pensi? Quali vantaggi o svantaggi?
  • Quali possono essere i legami, i punti di contatto fra le diverse discipline che compongono il tuo percorso di studi? Individuare almeno tre argomenti che avrete o dovrete affrontare in discipline diverse con un approccio interdisciplinare.

3. Le sfide della complessità: come rispondere alla crisi

Leggiamo tre testi di Edgar Morin.

Da “La testa ben fatta”

Gli sviluppi disciplinari delle scienze non hanno portato solo i vantaggi della divisione del lavoro, hanno portato anche gli inconvenienti della super specializzazione, della compartimentazione e del frazionamento del sapere. […]

Dietro la sfida del globale e del complesso si nasconde un’altra sfida, quella dell’espansione incontrollata del sapere. […] Eliot diceva: Dov’è la conoscenza che perdiamo nell’informazione? La conoscenza è conoscenza solo in quanto organizzazione, solo in quanto messa in relazione e in contesto delle informazioni. […] Di più, non riusciamo a integrare le nostre conoscenze per indirizzare le nostre vite. Da ciò emerge il senso dell’altra frase di Eliot: Dov’è la saggezza che perdiamo nella conoscenza?

Il pensiero è oggi più che mai il capitale più prezioso per l’individuo e la società.

Vi è poi una sfida civica che dobbiamo affrontare. L’indebolimento di una percezione globale conduce all’indebolimento del senso di responsabilità, poiché ciascuno tende a essere responsabile solo del proprio compito specializzato, così come all’indebolimento della solidarietà, poiché ciascuno percepisce solo il legame organico con la propria città e i propri concittadini.

C’è un deficit democratico crescente dovuto all’appropriazione da parte degli esperti, degli specialisti, dei tecnici, di un numero crescente di problemi vitali.

È la riforma del pensiero che consentirebbe il pieno impiego dell’intelligenza per rispondere a queste sfide. […] Si tratta di una riforma non programmatica ma paradigmatica, che concerne la nostra attitudine a organizzare la conoscenza. […]

Una testa ben fatta è una testa atta a organizzare le conoscenze così da evitare la loro sterile accumulazione. […]

La prima rivoluzione scientifica ha separato e prodotto specializzazioni, la seconda rivoluzione scientifica, quella del XX secolo, ribalta questa visione: essa opera grandi ricomposizioni che conducono a interconnettere, contestualizzare, globalizzare i saperi fino ad allora frammentati. […]

Le nuove conoscenze che ci fanno scoprire il posto della Terra nel Cosmo – la Terra sistema, la Terra Gaia o biosfera, la Terra patria degli umani – non hanno alcun senso finché restano separate le une dalle altre. […] La Terra è una totalità complessa fisica-biologica-antropologica, nella quale la vita è una emergenza della storia della vita terrestre.

 

Educare a pensare

  1. Il principio sistemico e organizzazionale che lega la conoscenza delle parti alla conoscenza del tutto. L’idea sistemica è che il tutto è più della somma delle parti. […]
  2. Il principio ologrammatico mette in evidenza l’apparente paradosso delle organizzazioni complesse nelle quali non solo la parte è nel tutto, ma in cui anche il tutto è inscritto nelle parti.
  3. Il principio dell’anello retroattivo permette la conoscenza dei processi auto-regolatori, rompendo con il principio della causalità lineare. […]
  4. Il principio dell’anello ricorsivo introduce la nozione di autoproduzione e autoorganizzazione.
  5. Il principio di autonomia/dipendenza: gli esseri viventi sono esseri auto organizzatori, […] la loro autonomia è inseparabile dalla reciproca dipendenza. […] Le due idee antagoniste di morte e vita sono allo stesso tempo anche complementari.
  6. Il principio dialogico: […] Si deve concepire una relazione dialogica ordine/disordine/organizzazione che è sempre in atto nel mondo fisico, biologico, sociale e psicologico.
  7. Il principio della reintegrazione del soggetto conoscente in ogni processo di conoscenza. Questo principio opera la restaurazione del soggetto e svela il problema cognitivo centrale: […] ogni conoscenza è una ricostruzione, traduzione da parte di una mente/cervello in una data cultura e in un dato tempo.

Edgar Morin, La testa ben fatta, Raffaello Cortina, Milano, 1999

 

Note in ordine a “Il principio di autonomia/dipendenza” e “Il principio dialogico”.

“La riorganizzazione permanente e l’autopoiesi costituiscono categorie applicabili a tutto l’ordine biologico e, a fortiori, all’ordine sociologico umano. Un organismo è connotato da uno stato di autoproduzione permanente attraverso la morte delle sue cellule; una società è connotata da uno stato di autoproduzione permanente attraverso la morte dei suoi individui; si riorganizza incessantemente attraverso disordini, antagonismi e conflitti che, al tempo stesso, minano la sua esistenza e mantengono la sua vitalità.

Quindi, in tutti i casi, il processo di disorganizzazione / degenerazione partecipa al processo di riorganizzazione / rigenerazione. La disorganizzazione diviene uno dei tratti fondamentali del funzionamento del sistema. Gli elementi di disorganizzazione partecipano all’organizzazione come il gioco disorganizzatore dell’avversario, in una partita di pallone, è un elemento indispensabile del gioco della squadra”.

Edgar Morin, L’uomo e la morte, Il margine 2021, p. 445

ATTIVITÀ

Accetti la sfida? Prova a scattare nel tuo tempo libero almeno tre fotografie che ritraggano, rappresentino o evochino la complessità della natura, attribuisci a ciascuna un titolo e scrivi una didascalia di massimo 5 righe. Condividi le tue foto con la classe su Classroom o in un altro ambiente di condivisione digitale.