Conversione intellettuale ed etica
1. Per iniziare: concetto di paradigma
Definizione dall’enciclopedia Treccani: «Il termine è stato recentemente introdotto nella sociologia e filosofia della scienza per indicare quel complesso di regole metodologiche, modelli esplicativi, criterî di soluzione di problemi che caratterizza una comunità di scienziati in una fase determinata dell’evoluzione storica della loro disciplina: a mutamenti di paradigma sarebbero in tal senso riconducibili le cosiddette “rivoluzioni scientifiche”».
2. L’urgenza di cambiamento di paradigma
Leggiamo un testo del filosofo Mauro Cerutti a proposito della lettera enciclica Laudato si’ di Papa Francesco:
«Un paradigma culturale ormai inadeguato: il paradigma cartesiano dell’“uomo padrone e possessore della natura”.
L’umanità ha agito in modo da omologare e da ridurre la varietà della vita nel suo complesso. […] L’influenza esercitata dalle attività umane sull’evoluzione del clima e degli ecosistemi segna una discontinuità importante nell’intera storia naturale. Tale discontinuità è indicata da un nuovo termine: “antropocene”, che si riferisce all’età nella quale l’influenza umana sull’ambiente diventa macroscopicamente evidente. E il segno più evidente di questa nuova età consiste nell’alterazione della composizione chimica dell’atmosfera.
Perciò, riflette Francesco, dobbiamo comprendere che “il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico” (LS 23). E continua: “I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”. (LS 25). […] L’ecosistema globale possiede infatti enormi capacità di resilienza, di resistenza e di autoriparazione, ed è molto difficile che la sua esistenza venga irreparabilmente compromessa dagli atti inavveduti della specie umana. È molto probabile, però, che questi stessi atti finiscano con il modificare proprio quelle condizioni dell’ecosistema globale che fino ad oggi hanno consentito l’esistenza e la fioritura della nostra specie. […] La sempre maggiore rilevanza assunta dalle tecnologie nell’età moderna aveva diffuso l’illusione che l’umanità si sarebbe definitivamente affrancata dalla natura. Non è stato così. […] Ma, oggi, la sopravvivenza dell’intera umanità è strettamente dipendente da un particolare buon funzionamento di un “unico ecosistema globale”, nel quale le relazioni cooperative e conflittuali fra innumerevoli specie animali, vegetali e batteriche facciano in modo di mantenere condizioni ambientali adatte alla fioritura non solo della vita nel suo complesso, ma in particolare della vita umana. Questa prospettiva è nel cuore dell’”ecologia integrale” delineata da Francesco nella lettera enciclica Laudato si’ […]».
M. Ceruti, Sulla tessa barca, Qiqajon, 2020
3. La conversione: che mondo vogliamo abitare?
Leggiamo un testo di Carlo Maria Martini.
“L’urgenza di un mutamento nello stile di vita
L’insistente richiamo a considerare il futuro della civiltà come questione non solo di ordine tecnico ma dipendente dalla qualità degli atteggiamenti soggettivi e delle disposizioni della libertà umana, non deve essere consegnato semplicemente al repertorio del linguaggio […]
Non è difficile essere d’accordo sulla necessità di un mutamento nello stile di vita. Spesso però è un consenso che manifesta subito la sua consistenza solo declamatoria e retorica, non appena si cerca di indicare i modi concreti con cui operare tale mutamento. Ognuno è convinto che siano gli altri a dover pagare i costi necessari. Viene da chiedersi se non rimanga altra via che quella della forza. La forza dei fatti anzitutto, quando cioè si è obbligati a rimediare a disastri ormai avvenuti o quando lo scadimento della civiltà ha raggiunto livelli assolutamente insopportabili. Oppure la forza della costrizione politica, quella cioè esercitata da un regime autoritario, talora evocato quando le remore decisionali di sistemi politici causano lentezze o vuoti di potere di fronte ad abusi gravi da reprimere o a provvedimenti urgenti da prendere. Sia nell’uno che nell’altro caso sarebbe un prezzo troppo alto da pagare. È ovvio che occorre, invece, prevenire il deterioramento qualitativo a livello ambientale e civile della convivenza, senza rinunciare alla libertà politica. L’alternativa alla strada della forza – dobbiamo rendercene conto – è difficile, eppure non impossibile. È quella che fa leva sulla convinzione e sul senso di responsabilità. È la prospettiva di una società culturalmente più matura e, per questo, in grado di produrre anche decisioni politiche adeguate alla gravità dei problemi. Ebbene, tale maturazione culturale non può essere attesa come il risultato di uno sviluppo spontaneo ed automatico o di un imprevedibile e improvviso incrocio di fortunate circostanze. Essa è piuttosto il traguardo di un processo educativo che impegna anche faticosamente l’intelligenza e la libertà di tutti. Sono convinto che il tema dell’educazione non abbia ancora ricevuto l’attenzione che meriterebbe, anzi esigerebbe, proprio in rapporto ai problemi dell’epoca che stiamo vivendo. […]
Voglio anzi sperare che l’interesse e la rispondenza che qui sta trovando si rifletta e si estenda anche nel più ampio spazio della comunità civile.”
C. M. Martini, La vita, l’uomo, l’ambiente nell’età della tecnoscienza in CMM, Giustizia, etica e politica nella città, pp. 656.
“Trahit sua quemque voluptas: ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione se si vuole, il giusto più segreto, il gusto più segreto, l’ideale più aperto. Il mio era racchiuso in questa parola: il bello, di così ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate da esseri umani il cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria né della schiavitù, né dal turgore d’una ricchezza volgare; che gli alunni recitassero con voce ben intonata lezioni non fatue; che le donne al focolare avessero nei loro gesti una sorta di dignità materna, una calma possente; che i ginnasi fossero frequentati da giovinetti non ignari dei giochi né delle arti; che i frutteti producessero le più belle frutta, i campi le messi più opime.
Volevo che l’immensa maestà della pace romana si estendesse a tutti, insensibile e presente come la musica del firmamento nel suo moto; che il viaggiatore più umile potesse errare da un paese, da un continente all’altro, senza formalità vessatorie, senza pericoli, sicuro di trovare ovunque un minimo di legalità e di cultura; che i nostri soldati continuassero la loro eterna danza pirrica alle frontiere; che ogni cosa funzionasse senza inciampi, l’officina come il tempio; che il mare fosse solcato da belle navi e le strade percorse da vetture frequenti; che, in un mondo ben ordinato, i filosofi avessero il loro posto e i danzatori il proprio. A questo ideale, in fin dei conti modesto, cui si avvicinerebbe abbastanza spesso se gli uomini vi applicassero una parte di quell’energia che van dissipando in opere stupide o feroci”.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano, Einaudi, pag. 127-128
ATTIVITÀ
Lettura: il 4 ottobre del 2023 Papa Francesco, in occasione della festa di San Francesco ha pubblicato la Laudate Deum, un nuovo documento sul tema dell’ambiente che fa seguito all’enciclica Laudato si’. Qui un video di presentazione del documento.
Come possibile lettura di approfondimento consigliamo: Jonas, Il principio di responsabilità, Einaudi, 2009.
Approfondimenti “Speciale Enciclica” dalla rivista Aggiornamenti Sociali
Alcune realtà giovanili che si occupano del tema: il Movimento Laudato Si’ e Fridays for Future.
Podcast: nella settima puntata di “Vivere la città – Una comunità oltre i confini”, Martini parla del modo corretto di abitare la terra.
Film: la storia di un viaggio a Roma di leader in prima linea per discutere la lettera enciclica Laudato si’ con Papa Francesco.